giovedì 19 aprile 2018

Malcolm, folletto goloso

(scheda personaggio dall'esercizio Dettagli segreti)

Oggi invece la scheda personaggio è dedicata a Malcolm Millipedegutter. Ma prima, il racconto che ho scritto su di lui.

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Malcolm Millipedegutter non esiste. Se lo era inventato mio fratello, quando eravamo bambini.
Era il suo amico immaginario e la sua scusa quando mangiava di nascosto i biscotti e voleva addossare a qualcun altro la colpa.
– Non sono stato io! – diceva. – È stato Malcolm Millipedegutter, lo giuro!
Poi correva ad appoggiare l'orecchio al muro. – È ancora qui, lo sento masticare. Venite a sentirlo, venite, è vero!
Io una volta ci avevo provato, ad ascoltare. Gli avevo dato retta. Com'era prevedibile, però, non c'era niente, nessun rumore, e mi ero sentita una stupida con l'orecchio incollato alla parete.
Mio fratello, col dito sulle labbra, aveva già la scusa pronta. – Ssshhh! Ha capito che lo stiamo ascoltando. Dobbiamo fare piano piano, aspettare un po', così ricomincia a mangiare...
Ma io a quel punto mi ero già stufata.
Mio fratello non faceva che parlare di Malcolm Millipedegutter, così nel tempo avevo imparato tutto su di lui. Avevo imparato che viveva nelle pareti di casa nostra. Che era vecchissimo, con la pelle marrone come quella degli alberi e tante rughe. Che sapeva parlare con i topolini e con le lucertole. Che non gli piacevano i gatti. Che aveva un cappello verde a punta, pantaloni di muschio e un gilet color giallo sporco. Che preferiva i biscotti con le gocce di cioccolato.
Alla fine avevo imparato a evitare mio fratello quando cominciava con la sua tiritera.
Lo evitavo anche quando lo scoprivo a bussare sulle pareti e parlare fitto fitto con il nulla. Era il suo momento di follia privata.
Lui ci credeva davvero. Ma credeva ancora a tante cose a quell'età: anche a Babbo Natale e alla Fatina dei Denti. Io, che avevo quattro anni di vantaggio su di lui, sapevo come stavano davvero le cose. E ne so ancora di più ora che sono adulta.
Malcolm Millipedegutter non esiste.
E allora che cos'è questa creaturina bruna che mi fissa con occhi neri e tondi come capocchie di spilli sotto un cappello verde a punta, si toglie dalle labbra il pezzetto di biscotto con gocce di cioccolato, lo indica con l'altra mano dalle dita lunghe, sottili e nodose come ramoscelli e mi chiede, con una vocina gracchiante: – Di questi, ne hai ancora?


Come lavoro su un personaggio? Se come me trovi difficile decidere ogni dettaglio in anticipo, il mio metodo ti può essere d'aiuto. Di solito, a ispirarmi è un concetto chiave, che quasi mai subisce modifiche nel corso della stesura e della revisione. Nel personaggio di lunedì, Patrizio Boscoscuro, era un organismo simbiotico diverso dal tipo più usato nei racconti di fantascienza (niente personalità doppia, quindi). In questo caso, una creatura fantastica ritenuta immaginaria finché non si palesa.
Attorno all'idea principale, mi costruisco delle ipotesi. Ipotesi sul suo aspetto, sul suo carattere, su eventi del suo passato. Queste sono più fluide rispetto al "nucleo del personaggio", e possono venir smentite o confermate durante la stesura del racconto.
Poi inizio a scrivere, e qualunque cosa mi salti in mente, la aggiungo. Il nuovo particolare contraddice una di quelle ipotesi che avevo immaginato a priori? Non importa, va bene lo stesso. Una volta finito, cerco i dettagli che stonano col resto, li elimino o cerco di capire se possono essere giustificati da qualcos'altro, qualcosa di non detto, e vedo se quel qualcosa può restare tale o deve essere rivelato. Cerco di rendere il tutto il più coerente possibile, e come un detective, deduco collegamenti o aspetti del personaggio che non avevo deciso a priori ("Ah, ecco perché fa così, perché quella volta gli è capitato questo...").
Come lunedì, in corsivo i dettagli che non ho rivelato nel racconto. Sono tutte ipotesi a priori che hanno influenzato il comportamento del personaggio e sono quindi rimaste vere, oppure dettagli che ho estrapolato dopo da ciò che mi è venuto da scrivere.


Volto


Nome: Malcolm Millipedegutter. O almeno, questo è il nome dice di avere agli esseri umani di cui si fida. Il suo vero nome è impossibile da pronunciare per una voce umana.
È un folletto arboreo, e per questo il suo aspetto ricorda molto quello di un albero. Ha la pelle bruna come la corteccia degli alberi, occhi neri e tondi come capocchie di spilli, dita lunghe, sottili e nodose come ramoscelli, tante rughe. La sua voce è gracchiante, i suoi anni si contano nell'ordine delle centinaia, ma è da circa ottanta che vive tra gli esseri umani, e anche se non ne ha bisogno, durante quel periodo ha iniziato a indossare abiti che ricordano quelli dei suoi "ospiti" umani: un cappello verde a punta, pantaloni di muschio e un gilet color giallo sporco.
Tra le sue capacità c'è quella di diventare invisibile.

Mente


Goloso, curioso, molto intelligente, tanto da non aver problemi a "decifrare" qualunque lingua, umana e no. Amante del divertimento e degli scherzi, è dispettoso e spesso mostra un atteggiamento infantile. Non sempre dice la verità, anzi, a volte, come proprio come i bambini, "inventa" qualcosa solo per gioco, senza secondi fini. Preferisce rivelarsi ai bambini, ma qualche volta, per seguire la gola o un impulso del momento, capita che si faccia vedere anche da un adulto.

Cuore


Malcolm si è ormai adattato a vivere tra gli esseri umani, e non cerca più di ritornare da dove è venuto. I suoi desideri sono: avere sempre un biscotto da sgranocchiare, meglio se con gocce di cioccolato, e fare piccoli dispetti agli ospiti umani che non gli piacciono (solitamente si tratta di quelli arroganti, o i saputelli scettici come la protagonista del racconto).

Anima


Malcolm Millipedegutter è nato e vissuto in una foresta di larici, finché l'albero che aveva eletto a sua dimora non è stato tagliato e il suo legno usato, tra le altre cose, per fare un tavolo. Malcolm lo ha seguito e ha "infestato" la casa in cui il tavolo è stato sistemato, per convincere gli esseri umani a riportare il legno, e quindi anche lui, nel luogo da dove proviene.
Grazie al suo dono di rendersi invisibile, è stato creduto uno spettro, e i padroni della casa hanno interpellato una medium, che Malcolm è però riuscito a far scappare.
Durante gli anni della sua "infestazione" ha cominciato a far sparire vari cibi e oggetti, tra cui i biscotti per i quali ha sviluppato una vera e propria ossessione.
L'unico che è stato quasi riuscito a farlo scappare dalla casa è stato un gatto, che gli ha dato la caccia finché Malcolm non si è alleato con le altre sue "vittime", topi e lucertole, e ha ribaltato la situazione, convincendo il gatto a cambiare aria. Da allora, Malcolm non sopporta i gatti.
Ora vive nelle intercapedini del muro della casa.
Il gilet giallo è un regalo di una delle bambine che ha abitato assieme a lui.

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