giovedì 22 marzo 2018

Maia

(racconto ispirato dall'esercizio Una persona da scrivere)

Non ho trovato nessun altro di recente che abbia stuzzicato la mia fantasia abbastanza da permettermi di scrivere un altro brano, perciò, in mancanza di un ospite per questa pagina, ecco un passaggio di un vecchio racconto ispirato da una sconosciuta, come l'esercizio richiede.
Anno 2000, se qualcuno volesse confrontare lo stile con ciò che scrivo ora (e ho "ritagliato" per postarlo qui il pezzetto meno imbarazzante!).

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Una di loro, in particolare, colpì la sua attenzione. Non la sorella maggiore, bionda e disinvolta, di cui lei non ricordava nemmeno il nome. Era Maia, la minore, a sconvolgerla ed a riempire di dubbi la sua “ferrea morale”. Durante la cerimonia fece di tutto per non guardarla, per non permettere ad uno qualsiasi dei suoi acutissimi sensi di percepire la sua presenza, ma al pranzo di nozze la sventura o la fortuna volle che fossero sedute di fronte. Tutti i pensieri che aveva fino ad allora trattenuto esplosero con violenza in lei.
Maia, Maia, che bel nome, Maia… la osservava, mentre era solo con un angolo della sua mente che conversava con la sorella.
Maia aveva una magnifica rosa posata davanti a sé. Ogni tanto la guardava, la sfiorava, la prendeva, ne annusava il profumo, tornava ad osservarla, poi la posava di nuovo davanti a sé.

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