giovedì 29 marzo 2018

Fortuna o disgrazia?

Lunedì ti ho lasciato con un esercizio sulla creazione dei personaggi tratto dai meccanismi dei giochi di ruolo. Oggi ti invito a considerare questa storia, che si trova diffusa un po' ovunque in varie versioni sul web, e che pare essere una storia tradizionale cinese (ovviamente, se hai maggiori informazioni a riguardo ti prego di scrivermi un commento!):

C'era una volta un contadino cinese, era molto povero, per vivere lavorava duramente la terra con l'aiuto di suo figlio, ma possedeva il grande dono della saggezza.
Un giorno il figlio gli disse: - Padre che disgrazia, il nostro cavallo è scappato dalla stalla!
- Perché la chiami disgrazia? - rispose il padre. - Aspettiamo e vediamo cosa succederà nel tempo!
Qualche giorno dopo il cavallo ritornò portando con sé una mandria di cavalli selvatici.
- Padre che fortuna! - esclamò questa volta il ragazzo. - Il nostro cavallo ci ha portato una mandria di cavalli selvatici.
- Perché la chiami fortuna! - rispose il padre. - Aspettiamo e vediamo cosa succederà nel tempo.
Qualche giorno dopo, il giovane nel tentativo di addomesticare uno dei cavalli, venne disarcionato e cadde al suolo fratturandosi una gamba.
- Padre che disgrazia, mi sono fratturato una gamba.
Ma anche questa volta il saggio padre sentenziò: - Perché la chiami disgrazia? Aspettiamo e vediamo cosa succede nel tempo.
Ma il ragazzo per nulla convinto delle sagge parole del padre, continuava a lamentarsi nel suo letto.
Qualche tempo dopo, passarono per il villaggio gli inviati del re con il compito di reclutare i giovani da inviare in guerra.
Anche la casa del vecchio contadino venne visitata dai soldati reali, ma quando trovarono il giovane a letto, con la gamba immobilizzata, lo lasciarono stare per proseguire il loro cammino.
Qualche tempo dopo scoppiò la guerra e molti giovani morirono nel campo di battaglia, il giovane si salvò a causa della sua gamba zoppa.
Fu così che il giovane capì che non bisogna mai dare per scontato né la disgrazia né la fortuna, ma che bisogna dare tempo al tempo per vedere cosa è bene e cosa è male.

Perché ho scelto di condividere questa storia, e che cosa c'entra con l'esercizio di lunedì? È presto detto. Come le vicende fortunate o disgraziate nella storia, non credo che le caratteristiche associate a un personaggio abbiano un valore assoluto, in positivo o in negativo, di per sé. Lo assumono alla luce della trama in cui il personaggio è inserito, dell'ambientazione in cui si muove e degli ostacoli che si troverà ad affrontare.

Per fare qualche esempio, prendiamo un personaggio che è soggetto a improvvisi scatti d'ira quando si trova in difficoltà. Se tutto ciò che si trova ad affrontare è un litigio in famiglia, quella caratteristica potrebbe causargli problemi interpersonali con i parenti, che a seconda dei casi può riuscire a risolvere da solo, oppure con i consigli di un amico o l'intervento di uno psicologo (rispettivamente -3 e -5 nello schema di punteggio dell'esercizio). In un thriller in cui è vittima di una rapina, il nostro iracondo personaggio potrebbe rischiare addirittura un -7 (mettere in pericolo sé stesso o chi lo accompagna). Ma cambiando completamente genere... ebbene, in una battaglia (fantasy o storica) la sua furia e la sua imprevedibilità potrebbero addirittura rivelarsi un vantaggio tale da salvare la vita a se stesso o a un compagno d'armi (+7).

Oppure, come illustrato dalla storia, il mutare delle condizioni e un nuovo evento possono trasformare uno svantaggio in vantaggio e viceversa. Se crei un personaggio con la capacità di leggere nel pensiero e lo butti in mezzo alla lite familiare del primo esempio, il suo potere all'interno della storia gli dà un vantaggio che non potrebbe ottenere con le sue sole forze (+5, o +7 se il suo obiettivo è quello di avere una famiglia unita e in armonia). Ma se a un certo punto la famiglia scoprisse di essere stata spiata da un telepate... chi vorrebbe più averlo attorno? E così il suo potere diventa un ostacolo, assegnandogli un -5 o -7 a seconda dei casi.

Un ultimo caso che mi va di considerare è quello che emerge molto spesso nelle storie di supereroi. In particolare, mi viene in mente l'Uomo Ragno. Almeno una parte dei suoi obiettivi non ha nulla a che fare con criminali e azioni eroiche: trovare un lavoro, conquistare la ragazza dei suoi sogni, riuscire a vivere un'esistenza semi-normale. Nella sua lotta per realizzare questi obiettivi, l'avere dei superpoteri, una doppia identità e un secondo lavoro che non paga sono ostacoli non indifferenti. E il rischio di mettere in pericolo le persone che ama è sempre presente. Quanto sarebbe più facile la vita di Peter Parker se non avesse dei poteri? Ma la sua non sarebbe una storia altrettanto interessante.

Tornando all'esercizio, potresti obiettare che uno schema così rigido, con numerini e calcoli ammazza la creatività o non fa per te. Ma considera questo: l'esercizio che ti ho proposto è un punto di partenza. Serve appunto per considerare quali caratteristiche possa avere il tuo personaggio, come influenzano e che funzione hanno all'interno della trama, e come è possibile bilanciare i suoi punti di forza e le sue debolezze. Una volta che hai compreso questo, non è necessario procedere lungo la storia come in un gioco di ruolo, con lanci di dadi e incontri casuali. Anzi, almeno per quella che è la mia esperienza lo trovo sconsigliabile, perché può dirottare una storia con buone premesse in una serie di eventi scollegati e poco significativi. Ma questa è solo la mia opinione.


E tu, cosa ne pensi della commistione tra scrittura e giochi di ruolo? Hai avuto qualche esperienza in questo campo? O hai letto un romanzo scritto da qualcun altro che li riguardi? Scrivimi nei commenti!

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