giovedì 10 agosto 2017

Una mano nel buio

(racconto ispirato dall'esercizio Questione di tatto. Altro oggetto, riesci a indovinarlo? Stavolta ho inserito la descrizione in un breve racconto)

 
Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Non riesco a vedere niente. Dove sono? Come sono arrivata qui?
Allungo le mani nell'oscurità. Davanti a me, solo il vuoto.
Poi la mia mano destra incontra qualcosa. Qualcosa che sembra sospeso nel vuoto, senza nulla a sostenerlo.
È un piccolo oggetto dalla superficie curva, avvolto in una pellicola liscia che si solleva e crepita se la stringo tra le dita. Avvolgo la mano attorno all'oggetto, un cilindretto sdraiato su un lato. Come supponevo, nessun sostegno, nessun filo a tenerlo in aria, eppure non riesco a smuoverlo. Stringo più forte, e i miei polpastrelli incontrano un'apertura nella pellicina liscia che lo avvolge. Al di sotto, la superficie curva del cilindro è ruvida, tanto da darmi fastidio sulle dita, in qualunque verso io l'accarezzi. Mi graffia. Perciò decido che non vale più la pena di toccarlo, e mi dirigo a cercare qualcos'altro in quella bizzarra stanza oscura, che pare tanto grande da avere un pavimento, sì, ma nessuna parete.
Non pensavo di aver vagato in cerchio, ma quando con le dita della sinistra avverto un oggettino cilindrico sospeso in aria, mi viene da chiedermi se non sia lo stesso.
Mi sono persa. Ma come posso esserlo più di quanto lo fossi prima, se già non sapevo dov'ero?
Forse avrò qualche indizio dall'oggetto, penso, mentre ne esploro le estremità. Sono lisce, al contrario del corpo cilindrico, con un piccolo spuntone dalla sezione quadrangolare al centro di ognuna. Mi chiedo se non vadano infilati in un foro, se non sia un qualche tipo di bizzarra chiave. Ma come posso usarla, se non riesco a prenderla, né a trovare la porta?
D'improvviso una luce mi abbaglia, scopro cos'è davvero e la mia confusione aumenta.
Di fronte a me, oltre l'oggetto, una stramba creatura bitorzoluta siede su uno scranno. Ha il viso allungato a forma di fagiolo, con cinque cornetti carnosi di varie dimensioni, in fila in ordine decrescente, al posto dei capelli. Mi indica con una mano dalle lunghe dita callose e urla: – Sacrilegio! La straniera ha toccato la sacra reliquia! All'armi! All'armi!
Al suo richiamo, tante piccole creature simili a lui sciamano verso di me da ogni direzione. Non sono più alte di mezzo metro, ma ognuna porta con sé una picca, o uno spadino, o un arco in formato mignon.
Non so dove sono, ma so che mi conviene iniziare a correre.

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