giovedì 2 marzo 2017

Colpo di scena

Uno dei racconti di fantascienza più memorabili, seppur nella sua brevità, è "Sentinella" di Fredric Brown. Se lo hai letto o ne hai sentito parlare, immagino saprai quanto sia sconcertante il colpo di scena finale, che ti costringe a riconsiderare l'intero racconto e il suo protagonista, stravolgendo quello che pensavi di sapere o hai dato per scontato.

Un altro maestro dei colpi di scena è il regista M. Night Shyamalan. Il suo film più famoso, "Il sesto senso", è solo una tra le storie che ci ha "raccontato" che al punto di svolta rivela una chiave diversa e sbalorditiva di lettura. Solo allora si spiegano tutta una serie di indizi ambigui che non avevi considerato importanti, che non avevi notato, oppure che nella tua mente stonavano, ma senza riuscire appieno a comprenderne il perché.

Le storie come "Sentinella" si reggono su un semplice meccanismo psicologico: quello che consente al lettore o allo spettatore di proiettare se stesso nelle vicende raccontate, identificandosi con il protagonista e completando con la propria esperienza le informazioni mancanti. Così la voce narrante, se non altrimenti specificato, sarà immaginata come appartenente a un essere umano dello stesso sesso, età, nazionalità e condizione sociale di chi legge, o ascolta la storia (più complesso in un film che con le immagini completa già molte delle informazioni assenti tra le pagine, ma può comunque funzionare nel caso di una informazione fondamentale che viene omessa).

Mi è capitato di essere involontaria testimone di questo meccanismo quando ho letto a un gruppo di amiche la scena del primo incontro tra Neve e l'infero di Diorama, raccontata dal punto di vista di quest'ultimo. Nonostante la presenza di aggettivi e participi passati declinati al maschile, tutte quante erano convinte che la voce narrante appartenesse a una donna! Potere dell'identificazione... funziona anche quando non vorresti.

A volte il colpo di scena è dato dal fatto che, anche non conoscendo il Rasoio di Occam, la spiegazione più semplice, quella più comune o "normale" è quella che viene preferita, dovendo completare una situazione con una informazione mancante. Ed è talmente radicato in noi fare collegamenti, darci spiegazioni, interpretare una vicenda alla luce delle nostre conoscenze, che a volte nemmeno ci accorgiamo che abbiamo soltanto inferito l'informazione implicita. Con il racconto La risposta sfrutto questo meccanismo. Una dichiarazione d'amore, di norma, si fa alla persona a cui è diretta. Da quella persona si attende una risposta. Ed è quella persona che, se tutto va bene, corrisponde l'amore del dichiarante. O no?

Non ho molto da aggiungere per questo racconto. Forse, rileggendolo, avrei potuto concluderlo in modo meno brusco. Ma ho avuto almeno una prova che quel colpo di scena funziona come l'avevo inteso: quando ho scritto, in Sfuggenti motivazioni!

Quando una pagina che funziona per me ha lo stesso valore per qualcun altro, quando riesco a strappare un’esclamazione sorpresa a un’inaspettata svolta della trama, mi sento realizzata.

è a questo racconto che stavo pensando. "La risposta" ha avuto proprio la risposta che cercavo.


Con questo racconto si conclude la mia esperienza con il concorso Blu su bianco. La settimana prossima si volta pagina, si cambia capitolo. Tieniti pronto.
Perché da domani, a intingere la piuma nel calamaio potresti essere tu.

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