giovedì 19 gennaio 2017

Il potere della parola

Quando ho scritto "Sfuggenti motivazioni", tra i motivi per cui scrivo ne ho dimenticato uno.

Scrivo perché creare qualcosa che prima non esisteva è la cosa che più si avvicina alla magia.

Pensaci bene. La parola crea. Plasma il mondo in cui viviamo. Trasmette nozioni, emozioni, modifica e influenza le opinioni di chi legge o ascolta. E non si limita solo a far circolare le idee, ma addirittura a crearne di nuove dal nulla. Prima di J. K. Rowling, Hogwarts era una sequenza di lettere senza senso. Ora è un luogo, e se parlo di quel luogo, pur se immaginario, ci sono milioni di persone nel mondo che possono capire di cosa sto parlando, rispondere, e discuterne. E non solo: adesso esistono cibi che prima non esistevano (sto pensando a quelle infami gelatine tuttigusti+1... brrr!), esistono oggetti, abiti, e luoghi reali che prima non esistevano, se non nella mente di una sola persona.

E tutto questo a causa di una storia di fantasia. Il potere della parola. Mette i brividi, non è vero?

Non sorprende che per tanti autori di fantasy la magia equivale a conoscere le parole giuste da pronunciare, le Parole di Potere, o il Vero Nome delle cose, come accade nel romanzo Il Mago di Ursula K. Le Guin.


L'incipit di lunedì mi sembrava la situazione ideale per inserire il tema del potere creativo della parola, tanto più che nel delineare la mia mappa mentale a partire dal titolo "Fondersi col foglio", la parola "creare" è spuntata per ben due volte:

 
Per questo incipit che mi ispirava parecchio sono tornata a fare un'indagine approfondita, frase per frase, in modo da non lasciarmi sfuggire nessuna suggestione. Come al solito, ho cominciato col pormi le cinque domande del giornalismo, Who, What, When, Where, Why (Chi, Cosa, Quando, Dove, Perché). O almeno, le prime quattro.
 
Chi? Due personaggi, la voce narrante/protagonista, e l'editore.
Dove? Non è indicato il luogo, forse l'ufficio dell'editore?
Quando? Nemmeno il tempo è specificato. Si sa solo che è il "momento giusto".
Cosa? L'incipit presenta una sequenza di pensieri e termina con il possibile inizio di un dialogo.

L'analisi frase per frase, che ti risparmio, mi ha portato a prendere in considerazione altre domande, come:

Momento giusto per cosa?
"Sporcare il foglio": quello che deve dire è spiacevole?
Potere della pagina bianca: metaforico o reale?
Possibile che non ci sia un foglio di carta nell'ufficio di un editore? Forse non si trovano lì?

Altre riflessioni mi hanno spinto a considerare il dualismo, la contrapposizione nel "ti risucchia e ti libera". Ovvero entrare nel foglio, fondersi, e allo stesso tempo uscirne, essere (ri)creato dalla pagina scritta. E la sensazione di attesa, di restare in sospeso che lascia quella domanda, "Allora?"

Era abbastanza per cominciare a tracciare il mio racconto.
Ma tu dovrai attendere fino a lunedì per leggerlo (e no, non pensare neanche per un istante di sbirciare qui sotto, lettore avvisato, lettore salvato dallo spoiler!)






C'è poco da dire stavolta. Mi sono venute in mente solo due possibilità, e nel leggerle non ti sarà difficile indovinare su quale ho preferito concentrarmi:
  • O la metto sul realistico: scrittrice ed editore. E allora devo capire cosa voglio metterci di più, di speciale in questa vicenda.
  • O ci inserisco un elemento fantastico. In questo caso mi attrae l'idea del dualismo: il falso che diviene vero (personaggi/cose che si liberano o vengono creati dalle pagine), il vero che diventa falso (la protagonista è a sua volta il personaggio di un racconto, e ne è consapevole).

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