giovedì 1 dicembre 2016

Trasmettere emozioni

Edgar Allan Poe ha scritto i suoi racconti a partire dall'effetto, o emozione, che intendeva suscitare nel lettore (in genere, a giudicare dal risultato, una sfumatura di inquietudine, ansia, paura, terrore, o disperazione). Quando per la prima volta ho letto del suo metodo in un saggio, ricordo di aver pensato che era un modo di procedere estremamente difficile, e che io non ci sarei mai riuscita.

Ancora oggi è qualcosa che non riesco a fare.

Di solito, se non ho uno spunto esterno a cui sono obbligata ad appoggiarmi (come sono stati ad esempio gli incipit del concorso) comincio con una idea di trama, un personaggio, una situazione. O anche una singola frase. Solo dopo arrivo a riflettere che effetto può fare ciò che ho scritto a chi lo legge, modificare il racconto se non è ciò che avevo in mente, o amplificare quell'effetto se è ciò che volevo.

Il racconto di questo lunedì, Piccole donne, non è affatto facile  per me da valutare obiettivamente e da commentare. Ho cominciato più volte a scrivere queste righe, per poi cancellare tutto e ripartire da una prospettiva diversa. La scrittura come metodo per ricordare, perché è importante scrivere di ciò che si conosce, la mia ritrosia a mettere su carta qualcosa di molto vicino a essere autobiografico, come mai ho scelto, tra le varie trame fantasiose che avevo ideato, quella in apparenza più semplice e banale...

Ma niente di tutto questo spiega come mai, anche a distanza di anni e dopo che lo conosco ormai quasi a memoria, ogni volta che lo rileggo mi vengono almeno almeno gli occhi lucidi. Io posso dire che è perché quella persona, quella piccola grande donna, l'ho conosciuta davvero. E anche se tanti dettagli sono diversi, vuoi per rispettare l'incipit, vuoi per esigenze del racconto, mi è impossibile non notare quanto di lei ho messo in quel personaggio.

Ma questo non spiega come mai il racconto riesca a commuovere anche qualcuno che non ha mai conosciuto la nonna a cui mi sono ispirata per scriverlo. Posso razionalizzare, e ricordare che ci sono esperienze universali che tutti prima o poi facciamo. I dettagli di una specifica persona passano in secondo piano, se leggere il racconto ti riporta alla mente qualcuno a cui hai voluto bene, e che oggi non c'è più. Oppure posso ricordare le parole di Robert Frost:
Nessuna lacrima nello scrittore, nessuna lacrima nel lettore.
Questo sembra essere il caso diametralmente opposto.


Fammi sapere se sono riuscita a trasmetterti un'emozione con il mio racconto. Ti lascio con le mie tre frasi preferite, a lunedì per il prossimo incipit!

Caterina dice che allora, all’inizio, è tutto possibile; poi succede qualcosa, la storia si guasta, e non si può più tornare indietro.
Non c’è posto per il rosso, negli scacchi.
E dev’esserlo stato, non solo perché sorridono, ma anche perché la gente non vuole avere una fotografia di quando è triste.

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