sabato 28 aprile 2018

Pupillo

Al femminile fa venire in mente quella che sta nell'occhio, ma al maschile ha un che di buffo... il che probabilmente spiega perché la prima frase a cui ho pensato è il classicissimo, forse anche un po' ironico: "ah, è il pupillo della maestra!".

Pupillo [pu-pìl-lo] s.m. (f. -la) 1. dir. Minorenne soggetto a tutela perché orfano o perché i genitori sono stati privati della patria potestà. 2. fig. Beniamino, favorito.

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Non sapevo della prima definizione. Ma conosco da tempo questa parola per la seconda, ed è con questo significato in mente che ho pensato al brano in cui inserirla. Il resto lo ha fatto la foto.


L'idea di sottrarre ai Protettori la loro pupilla era troppo allettante per lasciarmela scappare. Era così che era iniziato: come un antipasto per la mia vendetta. Ero consapevole di star conducendo un gioco pericoloso. Bastava una sua parola a condannarmi. Jolanda era troppo giovane e ingenua per capire con chi aveva a che fare, ma non potevo dire lo stesso dell'altra sua mentore, la discendente dei Protettori con cui condividevo la sua educazione.
– Le brave bambine mantengono sempre le promesse, vero? – le chiesi, quando espresse l'ennesimo dubbio sul segreto che l'avevo costretta a mantenere.
Jolanda annuì.
– E tu mi hai fatto una promessa, la prima volta che ci siamo viste.
Jolanda annuì ancora, poi tenne gli occhi bassi. Allungai una mano e, toccandola sotto il mento, la indussi a rialzare il volto.
– E allora non essere triste, mia cara Viola. – Le avevo dato un altro nome, un nome diverso da quello del suo battesimo. Un nome che la rendesse mia. – Stai mantenendo la promessa. Stai facendo la cosa giusta. Per questo, ti meriti un premio.
Mi girai e afferrai il cestino dietro il tronco caduto. Sollevai il tovagliolo che lo copriva, e un profumo inebriante si liberò nell'aria da numerosi steli fioriti dentro al cesto. Lo porsi a Jolanda.
– Sono fiori di lillà. Piantali nel tuo giardino: ti proteggeranno.
Jolanda fissò dubbiosa il cestino. – Hai... hai fatto una magia sui fiori?
– Una magia buona –  le assicurai. Le afferrai una mano e le chiusi le dita attorno al manico del cestino.
– La nonna dice che non esiste una magia buona.
– E la nonna ha sempre avuto ragione, Viola? Non si è mai sbagliata?
Jolanda fece una smorfia, scosse la testa e afferrò più saldamente il cestino.
Era facile approfittare di un singolo, clamoroso errore. Per indurne uno di ancora più grave.
Presto i miei fiori avrebbero stordito tutti, nella casa, permettendomi di entrare indisturbata. La pupilla dei Protettori stava per passare da un allettante gioco, alla chiave per compiere la mia vendetta.

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