sabato 21 aprile 2018

Ottundere

Sono stata indecisa tra due verbi dal significato simile, ma dall'etimologia diversa: obnubilare e ottundere. Alla fine, sebbene obnubilare mi sembrasse più particolare, per le sue sfumature ho preferito il secondo. Ma non è detto che, prima o poi, non faccia la sua comparsa anche l'altro.

Ottundere [ot-tùn-de-re] v.tr. Privare qualcosa di intensità, di vivacità, intorpidire, offuscare.

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Non è stato difficile trovare un personaggio a cui affidare questa parola. Il problema è stato arrivare al dunque. Ma quanto scrivo! Alla fine, taglia taglia, penso di essere riuscita a rendere l'atmosfera senza dilungarmi troppo.


L'infermiera si affacciò dalla soglia. Era troppo buio per vedere qualcosa. Trovò al tatto un interruttore e lo fece scattare, ma al clic non seguì alcuna luce. Aggrottò la fronte e lo premette di nuovo, più volte, come se davvero si aspettasse un risultato diverso. Infine prese lo smartphone e usò il chiarore dello schermo come guida nel buio.
Una lampadina pendeva dal soffitto assieme a una cordicella che terminava in un piccolo cappio. La donna la raggiunse, tirò la cordicella e la lampadina si accese.
Lo scantinato era in gran parte vuoto, ma quel poco che c'era le mise i brividi. A sinistra un letto con lenzuola macchiate e due paia di grosse catene assicurate alle pareti in corrispondenza dei piedi e della testiera. L'intonaco era graffiato da solchi profondi.
Sulla parete di fondo un laboratorio casalingo, con alambicchi, provette, pestelli, e decine di medicinali e ingredienti.
Quella stanza, e ciò che lui aveva detto, le ricordò in maniera inquietante la storia del Dottor Jekyll e Mister Hyde. Scrollò le spalle: era soltanto una storia. Sul banco del laboratorio, un diario dalla copertina nera. Non era ciò per cui era venuta, ma pensò che avrebbe potuto fare luce sui deliri paranoici dell'uomo che aveva soccorso.
"...la mistura mi ottunde i sensi. Riesco a stare sveglio, a mantenere il controllo, ma ho perso interesse per il mondo. Tutto è vuoto. Inutile. Non è ciò che volevo, ma sono vicino..."
"...un'emicrania lancinante, un dolore insopportabile, non mi lascia dormire. Il sumatriptan è l'unico che mi fa effetto. Ma non basta. Aumento la dose a 200 mg..."
"...bizzarro effetto collaterale. Il mio sangue..."
L'infermiera chiuse il diario. Lo aveva visto, il suo sangue: un fluido nero-verdastro che aveva spaventato tutti. Tutti, tranne lei.
– C'è una spiegazione scientifica per ogni cosa – si disse, ricordando un caso analogo con lo stesso farmaco. Poi, prima che quel luogo ottundesse anche i suoi sensi, recuperò le pillole che lui le aveva chiesto e se ne andò.

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