sabato 31 marzo 2018

Libagione

Per questo sabato ho scelto una parola che richiama sia atmosfere antiche e solenni, che altre più moderne e ironiche.

Libagione [li-ba-gió-ne] s.f. lett. 1. Nelle religioni antiche, offerta alle divinità di sostanze liquide (vino, latte ecc.), versate sugli altari o per terra. 2. fig. In senso scherzoso, grande bevuta di vino o altri alcolici.

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.



Fin da quando ho scelto la parola, sapevo che l'avrei usata nel suo primo significato. Restava solo da capire per quali personaggi, e  in quale ambientazione. Mentre ci stavo riflettendo, è arrivata da me Calico.


Quando Bethany ci portò Calico, alla casa della Fratellanza non sapevamo che farne. La bambina non parlava e non si staccava dalla gonna della nostra Voce. Luzian prese l'abitudine di chiamarla Calico perché gli ricordava il gattino che aveva a casa, e ben presto lo imitammo tutti.
All'epoca in cui Seti fece il suo ingresso ufficiale alla casa della Fratellanza, Calico aveva dodici anni, rispondeva al nome che le avevamo dato e si faceva capire a cenni e a gesti.
Si rendeva utile, ma non la consideravamo una di noi. Non aveva un albero, anche se ogni tanto la sorprendevo a fingersi uno, in giardino: i piedi ben piantati a terra, le braccia in alto e gli occhi chiusi.
Calico era con noi quando trapiantammo il Roseto di Seti nel giardino della casa della Fratellanza. Ci aiutò a sistemarlo nella sua nuova dimora, poi guardò a occhi sgranati Menes portare il calice di latte di capra e offrirlo a Seti. Era la prima volta in tanti anni che celebravamo il rito dell'ammissione così vicino a dove abitavamo. La maggior parte di noi era legata ad alberi molto più grandi, impossibili da spostare dal luogo dove erano cresciuti, e il rito doveva per forza avvenire lì dove avevano messo radici.
Seti bevve un sorso di latte e ripeté le parole di Menes mentre Calico le fissava senza battere ciglio. Poi Seti si punse un dito con una spina di rosa, lasciò cadere una goccia di sangue nel latte e lo offrì in libagione alla pianta a cui era legata, ammettendo così che quello che provava era reale, accettando chi era e il mondo di cui faceva parte.
La mattina dopo, Calico fece qualcosa che non aveva mai fatto: prese il suo bicchiere di latte, si alzò da tavola e uscì di casa... da sola. La seguimmo, poiché non si era mai allontanata senza che qualcuno di noi la convincesse ad accompagnarlo. La trovammo abbracciata al tronco di un mandorlo, col bicchiere vuoto ai suoi piedi.
– A quanto pare – disse Menes – abbiamo un altro rito dell'ammissione da celebrare, e un'altra libagione da offrire.

Nessun commento:

Posta un commento