sabato 7 ottobre 2017

Grottesco

Se pensi che la parola di oggi abbia a che fare con le grotte... un po' hai ragione. Infatti è quella la sua etimologia: deriva dagli arabeschi ritrovati su cripte o grotte antiche. Poi il suo significato si è ampliato fino a includere tutto questo.

Grottesco [grot-té-sco] agg., s. (pl.m. -schi, f. -sche) 1 agg. Bizzarro, deforme al punto da risultare ridicolo. 2. agg. Paradossale, innaturale; stravagante, eccentrico. 3. s.m. (solo sing.) Situazione e sensazione che scaturiscono da ciò che è strano, paradossale. 4. s.m. (solo sing.) In letteratura, aspetto del comico che deriva da uno squilibrio voluto tra gli elementi di una rappresentazione.

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Di solito scelgo personaggi e ambientazioni tratte dai miei appunti di lunga data per il brano che accompagna la parola del sabato. Stavolta però ho usato un'idea recentissima, che mi è frullata in testa proprio negli ultimi giorni. Così recente che non si è ancora del tutto affrancata dalla sua fonte di ispirazione, e se ti piacciono i giochi di ruolo, potresti riuscire a rintracciarla.
Come scrivevo in un gruppo, non amo le schede dei personaggi, e per idearli ne approfondisco il background e la psicologia scrivendo dei brani preparatori. Questo potrebbe essere uno di essi.


Era stato tutto assurdo, da quando Kàli mi aveva trascinato oltre la porta. Gli spiriti che aleggiavano sulle sue braccia squamate mentre mi guariva. L'eterogeneo gruppetto che mi guardava con compassione parlandomi del Giorno delle Urla, del loro passato che era il mio futuro. L'uomo-cavallo e la donna-pianta e le altre Aberrazioni. Tutto assurdo.
Pensavano che sarei morto comunque, perché avevo respirato la loro aria.
Avevo fatto i miei calcoli, e se la popolazione umana si era ridotta della metà nel Giorno delle Urla, significava che avevo il cinquanta per cento di probabilità di non farcela. La mia vita era legata al lancio di una moneta: morire, o cambiare. Perciò avevo chiesto di vedere il futuro.
La scusa ufficiale era che nel mio ultimo giorno avevo il diritto di fare il turista. Di vedere la tecnologia e la vita del ventiquattresimo secolo. La mia motivazione inconfessabile era che volevo valutare le varianti umane più comuni e capire quale speravo si nascondesse nei miei geni, in caso fossi sopravvissuto.
Della visita a Metronas, ricordo un uomo con una maschera grottesca che gli copriva tutto il volto, perfino gli occhi. Chiesi spiegazioni a Kàli: pareva una maschera antigas, ma lei mi aveva detto che non esisteva niente in grado di filtrare il mana nell'aria.
– Quella non serve per respirare. Vedi le fiamme sulle sue dita? Quell'uomo è un'Aberrazione, una Salamandra per essere precisi. Non vede, ma percepisce il calore.
– La maschera è per evitare che gli cada la faccia – mi sussurrò uno degli altri.
Non avevo idea che mi sarei ritrovato, qualche giorno più tardi, a fissare un riflesso che non riconoscevo. Quel volto non era meno grottesco della maschera dell'uomo-Salamandra. Pelle nera, dura e secca, come carbonizzata. Denti lasciati scoperti da una bocca priva di labbra. Due fessure al posto del naso.
Solo gli occhi erano ancora i miei. Il resto di me era come una mummia avvizzita.
In quel momento desiderai che la mia moneta fosse caduta sulla faccia opposta.

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