sabato 24 dicembre 2016

Halleluia

Va bene, stavolta ho imbrogliato un po'. Nessuna delle mie fonti serie e rispettabili la cita scritta così. Ma trovare una parola che inizi per acca in italiano e che non sia semplicemente presa in prestito da una lingua straniera è particolarmente difficile, e inoltre avevo voglia di scrivere una storia di Natale. Quindi ho scelto una delle varianti grafiche citate qui e qui.

Halleluia [hal-le-lù-ia] escl., s. 1. escl. Acclamazione liturgica che esprime gioia ed esultanza spirituale. 2. s.m. inv. lit. Formula liturgica, detta o cantata.

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Photo by Alain Abou-Atmeh from Pexels

Sapevo già che avrei scelto questi personaggi per mini racconto natalizio. In fondo, la loro è già, fin dall'inizio, una storia di Natale. Ma come in altri di questi frammenti, ho deciso di variare il punto di vista, di dar voce a un personaggio che non è il narratore della storia da cui è tratto.


Mayaselena cammina vicino a me col naso all'insù. Conta le luci sospese sopra la strada. Ogni tanto agita le dita che spuntano dai guanti tagliati. Mi guarda, sorride, e infila le mani nelle tasche della gonna blu. Questa sera ha il maglione con il paesaggio, uno dei pochi che le ho visto addosso. Vorrei regalargliene un altro, uno più bello, ma ho paura: e se poi si offende?
O una giacca. Non credo ce l'abbia, una giacca. Ma se mi dicesse che è perché non sente freddo, non mi stupirei. Non da quando ho scoperto che Mayaselena è magica.
Il portone di legno di una chiesa si apre e un coro di halleluia si mescola alle canzoncine di Natale dei negozi. Mayaselena si ferma e si gira verso i gradini.
– Vuoi entrare? – le chiedo. Spero che mi dica di no. La messa è una cosa noiosa, ed è già abbastanza starla a sentire quando mi ci porta mamma.
Le sue mani sono di nuovo fuori dalle tasche. Allungo le dita. Ma non ce la faccio a prenderla per mano, lei scuote la testa e mi fissa.
– Zia Cin dice che Maipe cantava per me quand'ero piccola. – La sua voce sembra un po' malinconica. Sfiora la cicatrice del graffio sulla guancia. – Dice che piangevo se lui non c'era. E che è per questo che adesso mi piacciono tanto le luci. E la musica. Ma prima pensavo che fossero mia madre, o zia Cin, o nonna Tamesi a, sai... chiamarlo.
Mi fa un mezzo sorriso, un po' imbarazzato. Adesso so che intende. Halleluia, canta ancora il coro, mentre la gente continua a entrare o uscire dal portone. E io mi ricordo che le ho promesso di mostrarle tutto quello che non ha ancora visto del Natale prima che se ne vada. Forse la messa per me è una cosa noiosa, ma per lei no. E dentro c'è tanta musica, e tanta luce.
Prendo coraggio, prendo la sua mano, e l'accompagno su per i gradini.

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