sabato 26 maggio 2018

Tenzone

Forse riconoscerai nella parola di questo sabato il significato di combattimento, avendolo sentito nell'espressione "singolar tenzone", ovvero duello. Ma lo sapevi che la tenzone era in origine una sfida poetica?

Tenzone [ten-zó-ne] s.f. 1. In epoca medievale, scambio di componimenti poetici, in forma di botta e risposta, tra due poeti che si confrontavano, talora scherzosamente, su argomenti vari. 2. lett. Aspro contrasto verbale, disputa. 3. lett. Combattimento, scontro armato.

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


La mia idea? Usare più di uno dei suoi significati nel medesimo brano. Quanto ai protagonisti, poesia come il solito equivale a Jasmen, e conoscendo Jasmen, il suo avversario non può che essere uno.


E infine decidemmo di risolvere il nostro diverbio con una tenzone. Non vedevo altro modo di appianare le nostre divergenze, se non quello di sfidarci e decretare un vincitore.
– Domani, a mezzodì, in piazza. E che vinca il migliore!
Ci lasciammo così, e ognuno si ritirò per prepararsi. Non sapevo che luogo avesse scelto mio fratello per comporre i suoi versi; quanto a me, la biblioteca della nostra dimora era sempre stata la stanza che mi era più congeniale. Passai il pomeriggio e parte della sera a ideare strofe salaci. Alla fine avevo un sonetto e un poema composto da otto ottave. Ero soddisfatto, ma la mia opinione non mi bastava.
Mi concessi una cena leggera e declamai le mie opere di fronte a una domestica. Il suo entusiasmo per entrambe non fu d'aiuto, e rimandai al giorno dopo la scelta di quale tra le due armi usare per la sfida.
Il giorno della tenzone non riuscii a mangiare. Ero troppo nervoso. Non avevo mai letto le mie poesie di fronte a un vero pubblico. I versi satirici dei manifesti che appendevo nottetempo erano noti, ma li scrivevo sotto pseudonimo.
Scelsi all'ultimo minuto il sonetto. Mentre uscivo, incrociai mio padre.
– Tua madre ieri ha cercato di convincere Josiac a ritirare la sfida – mi disse. – Non lo ha mollato un attimo, perciò partirai in vantaggio, riposato e pronto. Quasi mi sento di puntare su di te... comunque vada, era ora che voi due vi decideste a crescere. Sono fiero di voi.
I suoi complimenti mi risultarono strani. Non aveva mai apprezzato la mia inclinazione per la poesia: per lui ero solo "scribacchino buono a nulla".
Non capii finché non raggiunsi la piazza, e mentre mi avvicinavo alla Predella del Poeti vidi mio fratello con a un domestico a fargli da scudiero e un vasto assortimento di armi. Mi concesse di scegliere, e allora compresi che avevamo sempre inteso un tipo diverso di tenzone.
– La penna – dissi, sventolando la pergamena col sonetto. – È la mia scelta.
Per quella volta terminò tutto con una risata e una folla delusa.

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