giovedì 19 ottobre 2017

La lettera

(racconto ispirato dall'esercizio La storia dei tuoi sogni. In questo caso il sogno presentava tre situazioni differenti completamente slegate tra loro, e sono riuscita a riunirle tutte con il filo conduttore di una lettera che nel sogno non c'era)

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Cara sorella, ti lascio questa lettera virtuale su un tavolo virtuale, in caso tu non riuscissi a raggiungermi in tempo nel commlink.

Tipico di Dalia. Aveva sempre fretta. Fretta di crescere, fretta di fare, fretta di partire.
E io ero quella che rimaneva indietro.

Se la stai leggendo ti chiedo scusa, scusa per non averti aspettato, ma il mio volo parte tra un'ora, l'aereo è isolato rispetto all'esterno perciò non potrò raggiungerti e a Mediaterram... beh, sai com'è lì.

Mediaterram. Non vedevo un solo motivo al mondo per cui mia sorella potesse desiderare di andarci.

Ti ricordi la lista di invenzioni di emergenza a bassa tecnologia che ho messo insieme quasi per gioco e ho mandato via commlink ai nostri amici? Il montacarichi a pedali e il trapano a manovella e le altre?

Mi venne da sorridere. Certo che me la ricordavo. Un'altra delle sue folli trovate. Beninteso, alcune potevano anche funzionare, ma nel complesso erano invenzioni inutili e superate. Quella lista era niente più che un esercizio mentale, una fantasia, una barzelletta.

Beh, alla fine è arrivata al commlink di Aron Venedig, e lui mi ha risposto con qualcosa di più di una sua virtuacopia che ride. Mi ha detto che era una buona idea, che a Mediaterram si sarebbero vendute più facilmente del sirru agli gnuf, e che la sua azienda poteva produrle, se io me la sentivo di andare sul posto e trovare gli acquirenti. E io gli ho detto di sì, che me la sento. Insomma, sarei stata stupida a rinunciare e lasciare che Aron mandasse qualcun altro, no? Sono le mie invenzioni. Questa è la mia grande occasione, e non me la lascerò scappare.

Scossi la testa. Dalia, Dalia. Non era cambiata per niente.
Era così ogni singola volta. Vedeva qualcosa, o sentiva qualcuno parlare di fama e ricchezza, e vi si buttava a capofitto. Come quella volta che uscendo dal cinema, a sedici anni, mi aveva detto di voler fare l'attrice. Senza alcuna esperienza di come si recita aveva partecipato per mesi a una serie infinita di provini, prima di invaghirsi di un musicista e cambiare idea sulla sua futura carriera.
Mi mancava andare al cinema con lei. Avevo cominciato a girare alla larga dalle sale da quando erano trapelate via commlink notizie sul killer del cinema. Avevo pregato Dalia di fare altrettanto, ma non sapevo se mi avesse dato retta.
Dalia faceva tante cose senza dirmelo. Come partire di punto in bianco per il continente più arretrato del mondo.

Non starò via molto. Questione di qualche mese, il tempo di prendere contatti e presentare il prodotto, dice Aron.

Sembrava facile, a sentire Aron. Ma Dalia non sapeva niente del mestiere di venditore. Non aveva mai fatto nemmeno la commessa in un negozio.

Per favore, prenditi cura di Tech. La chiave di accesso del mio spazio commlink la conosci, lo trovi lì.

Tech. Il cucciolo virtuale che le aveva regalato il suo ex, quel tipo strambo che lavorava come programmatore. Come si chiamava... Zed Ter?
Non mi ricordavo quasi niente di lui, a parte che aveva una sua teoria sul killer del cinema, e quando me l'aveva raccontata, mi aveva impressionato parecchio. Zed sosteneva che non erano riusciti a prenderlo perché in realtà non c'era un solo killer del cinema. Che il killer del cinema, in effetti, non esisteva.
Secondo Zed, alcuni dei caschi commlink delle sale cinematografiche erano difettosi, e rendevano l'esperienza di immersione nel film più reale di quanto previsto. Così, con i film giusti... horror, gialli, thriller... ci scappava il morto.
Poi la sala veniva posta sotto sequestro, tutto il materiale isolato, messo in un magazzino, e infine, quando non potevano più legalmente trattenerlo, veniva riciclato in una sala diversa.
Non sapevo se la polizia stava seguendo questa pista, ma l'idea mi terrorizzava. Un programma killer faceva più paura di una persona killer.
Dei programmi avevamo imparato a fidarci.

Cercherò di farti avere mie notizie ogni volta che è possibile, ma sai com'è Mediaterram... fuori dall'aeroporto, è come essere fuori dal mondo. O così mi hanno detto.
Devo andare adesso, o perderò il mio volo. Ti voglio bene.
La tua adorata sorella
Dalia Fleur

Alzai gli occhi dalla lettera e mi ritrovai a fissare quella che a prima vista mi parve la virtuacopia di un uomo grasso, baffuto, in una vecchia uniforme. L'immagine tremolò, attraversata da scariche statiche, poi fece un passo in avanti e cominciò a parlare e io mi resi conto che non era un ologramma artificiale, bensì un uomo vero, collegato con me via commlink.
– Signorina Gardenia Fleur?
Annuii, seduta al tavolo virtuale.
– Sono l'ispettore capo dell'aeroporto di Mediaterram. Sono qui per sua sorella. Volevo dirglielo personalmente, prima che lo venisse a sapere dalle notizie via commlink.
L'uomo s'interruppe, si tolse il berretto e lo stritolò tra le mani. Mi fissò con un'espressione contrita che mi fece temere il peggio.
– L'aereo è precipitato? – esclamai, più che chiedere, alzandomi in piedi.
– No, no – fece l'ispettore. – È atterrato regolarmente, più puntuale del solito, anzi. Solo...
Lo fissai in silenzio mentre si schiariva la gola.
– Durante il volo hanno proiettato un film per i passeggeri. Non è una cosa insolita, lo fanno spesso. Ma non era mai accaduto, su un aereo...
Non aveva bisogno di proseguire. Strinsi la lettera virtuale e le sue promesse che nessuno avrebbe più mantenuto. Era solo il frammento di un programma, il residuo impalpabile di una vita.
Il resto, quello che lui non diceva, riuscivo a immaginarlo.

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