lunedì 4 settembre 2017

Le tre sorelle

(racconto ispirato dall'esercizio Riscrivi la trama. Ho scelto di riunire i personaggi di tre fiabe con trame simili in un'unica storia)
 
Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


C'era una volta, in un regno lontano lontano, un re che aveva tre figlie: la maggiore si chiamava Bianca, la secondogenita Viola, e la più giovane Celeste. Le tre sorelle vivevano felici con il re e la regina nel loro castello, ma un giorno infausto la regina morì e la felicità abbandonò le loro vite.
Rimasto vedovo, il re si risposò con una duchessa che aveva a sua volta due figlie, e che a sua insaputa mal tollerava la presenza delle tre sorelle. Per liberarsi di Bianca, Viola e Celeste la matrigna convinse il re a darle in sposa a tre nobili di un regno al di là del mare, che erano molto ricchi, ma anche molto vecchi e brutti. Il re acconsentì e invitò i nobili nel suo regno.

Giunse il primo pretendente e chiese la mano della figlia maggiore, ma non appena Bianca lo vide, impallidì e pur di non sposarlo fuggì nella foresta. Laggiù la principessa trovò una casetta abitata da sette nani, che al vederla così pallida e spaventata la chiamarono Biancaneve, e accettarono di nasconderla alla matrigna se in cambio avesse tenuto in ordine la casa e cucinato per loro. I cacciatori inviati dal re e dalla matrigna per riportarla a casa non riuscirono a trovarla, e il primo nobile se ne andò infuriato.

Giunse il secondo pretendente e chiese la mano della secondogenita. Viola, disperata, domandò un consiglio alla sua madrina, che le suggerì di accettare solo a patto di ricevere quale dono di nozze un abito impossibile da realizzare. Così fece, e per tre volte la giovane principessa richiese al vecchio nobile un abito: il primo color del cielo, il secondo color della luna, il terzo color del sole. Ogni volta però il pretendente riuscì a esaudire il suo capriccio. Allora Viola indagò presso i servitori del nobile, e scoprì che ciò a cui teneva di più al mondo era l'asino che era la fonte della sua ricchezza, poiché ogni notte la lettiera dell'asino si riempiva di monete d'oro. Gli era così caro che non se ne separava mai, e infatti lo aveva portato con sé nel far visita alla sua futura sposa.
Viola gli disse dunque che aveva un ultimo desiderio prima di acconsentire alle nozze: ricevere in dono un abito cucito con la pelle del suo asino prediletto. Con suo sgomento, il nobile si presentò da lei qualche giorno dopo con il vestito fatto con la pelle dell'asino.
Non avendo altro modo di evitare le nozze, Viola fuggì con gli abiti che aveva ricevuto in dono. Vestita della pelle dell'asino, Viola si rifugiò in una fattoria in un regno vicino, dove le fu offerto un tetto sulla testa e un lavoro come guardiana di porci, mucche e pecore. Nessuno sapeva chi fosse, e a causa del suo strano vestito, tutti presero a chiamarla "Pelle d'asino".
I soldati inviati dal re e dalla matrigna per riportarla a casa non riuscirono a trovarla, e il secondo nobile se ne andò infuriato.

Giunse il terzo pretendente e chiese la mano della figlia minore; ma dopo la fuga delle due sorelle, temendo che sarebbe finita nella stessa maniera, il re rifiutò di dare Celeste in sposa al nobile, e fece giurare la matrigna e le sue figlie che mai avrebbero spinto Celeste ad andare via dal castello. Il terzo nobile se ne andò infuriato.
La vita di Celeste proseguì solitaria e infelice, reclusa nel castello, finché anche il re suo padre morì, e lei rimase da sola con la matrigna e le sorellastre. Vincolate dal giuramento, le tre donne non mandarono via Celeste, né organizzarono altri matrimoni, ma cominciarono a trattarla come fosse non una principessa, bensì una serva. Celeste si ritrovò a poco a poco a svolgere i lavori domestici e a dormire nelle cucine, accanto al focolare, e poiché era sempre sporca di cenere, le sorellastre storpiarono il suo nome in Cenerentola.

Nel regno vicino, lì dove abitava una popolana di nome Pelle d'asino, c'era un re che aveva tre figli: il maggiore si chiamava Candido, il secondogenito Amaranto, e il più giovane Azzurro. I tre principi avevano rifiutato ogni principessa che il re aveva proposto loro come sposa. Per trovare una moglie ai suoi figli, il re decise di organizzare un ballo a cui invitare ogni fanciulla del regno e dei regni vicini. Al ballo parteciparono anche la matrigna e le sorellastre di Cenerentola, lasciando quest'ultima rinchiusa nel castello in ossequio al giuramento. Ignoravano che anche Cenerentola avesse una madrina a cui chiedere consiglio, e che questa fosse una fata, che le concesse con la sua magia di partecipare al ballo, purché ritornasse allo scoccare della mezzanotte.

Giunse la sera del ballo. Candido però sospirava per una fanciulla che aveva scorto andando a caccia nella foresta, ma che al vederlo era fuggita come se avesse temuto che il principe fosse lì per strapparle il cuore dal petto. Amaranto invece, avendo sbirciato dal buco della serratura di una casupola una popolana vestita in abiti scintillanti color del cielo, della luna e del sole, rifiutava di bere e di mangiare qualunque cosa che non fosse una focaccia preparata da quella tale Pelle d'asino. Azzurro fu l'unico dei tre principi a ballare, ma lo fece con una sola fanciulla, che a mezzanotte fuggì lasciando dietro di sé nient'altro  che una scarpetta di cristallo.

La matrigna tornò a casa infuriata e con due figlie ancora da maritare. Scoprì dove abitava la fanciulla per cui il principe Candido aveva perso la testa, e una volta capito che si trattava della figliastra Bianca, mandò da lei una strega per liberarsene una volta per tutte. La strega però era mezza sorda e non aveva compreso bene le istruzioni della matrigna, quindi non diede da mangiare a Biancaneve una mela avvelenata, bensì una incantata, che la fece piombare in un sonno profondo. Candido tornò nella foresta in cerca della fanciulla che aveva visto, e incontrò i nani che la piangevano, credendola morta. Con un bacio spezzò l'incantesimo della strega e condusse Biancaneve al suo castello per sposarla.

La matrigna non si diede per vinta, e saputa la richiesta del principe Amaranto, gli mandò una delle sue figlie abbigliata in una pelle d'asino; ma quando il principe le chiese di mostrarsi a lui vestita dei suoi abiti impossibili, la sorellastra di Cenerentola non poté accontentarlo. Nel frattempo, avendo saputo del principe che a causa sua non mangiava, Pelle d'asino gli preparò una focaccia e la mandò al castello per mezzo di una contadina sua amica. Amaranto mangiò la focaccia e vi trovò dentro un anello sfuggito dalle dita della sua amata. Credendolo un segno che Pelle d'asino ricambiava il suo amore, andò a cercarla, ma solo per scoprire che la fanciulla non abitava più nella casupola dove l'aveva per la prima volta intravista.

Assieme ad Azzurro, con la sua scarpetta di cristallo, decise di indire un bando: la fanciulla che fosse riuscita a calzare la scarpetta sarebbe andata in sposa ad Azzurro, e quella al cui dito l'anello si sarebbe infilato alla perfezione, né troppo stretto, né troppo largo, sarebbe andata in sposa ad Amaranto.
Per quante dita o piedi provassero, però, i servitori dei due principi sembravano non riuscire a trovare quello giusto. Giunsero fino al castello in cui vivevano la matrigna e le due sorellastre di Cenerentola, ma anche loro avevano piedi o dita troppo grosse perché la scarpetta o l'anello calzassero. Mentre provavano in tutti i modi, Cenerentola fuggì dalla stanza i cui l'avevano rinchiusa, e dimostrò di poter calzare la scarpetta e di possedere anche quella mancante. Il principe Azzurro la portò con sé al castello per sposarla.

Rimaneva solo Amaranto, infelice e insoddisfatto, che non riusciva a ritrovare la sua Pelle d'asino; ma quest'ultima, saputo che le sue due sorelle si trovavano nel castello di quel regno, riportò alla fattoria le pecore, si lavò e si vestì del più bello dei suoi abiti, si recò da Amaranto e gli porse la mano affinché vi infilasse l'anello.

I tre principi sposarono così le tre sorelle e vissero per sempre felici e contenti.

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