giovedì 28 settembre 2017

E se... (What if)?

"Scrivo per rispondere a domande che non possono avere risposta in questa vita. Esistono altri mondi abitati nell’universo? Come sarà la terra tra cento o mille anni? E se le mitologie del passato in qualche altro luogo fossero reali? Oh, i “se”… non c’è nulla di più intrigante!"

Così scrivevo in "Sfuggenti motivazioni!", all'inizio di questo blog. Porsi domande è a mio avviso un momento essenziale del processo creativo, ai primi posti tra le mie fonti di ispirazione. Ma per farlo è necessario mantenere viva la curiosità che avevi da bambino, impedire allo spirito di osservazione di addormentarsi con l'accumulo degli anni e conservare la capacità di non accettare passivamente il mondo così com'è. Penso che queste siano caratteristiche indispensabili per notare le crepe nel quadro che la società in cui sei nato ti ha dipinto attorno, e per chiedersi "come potrebbe essere, se i colori sulla tela fossero diversi?"

Nel descrivere l'esercizio di lunedì ti ho dato qualche esempio di domande su cui è possibile basare una storia. Gli esempi erano di tre tipi, dalle vicende personali e "realistiche" a quelle più fantasiose e incredibili esplorate in alcuni film. Espandendo la classificazione, ho notato che i tre tipi di domande dipendono da due variabili:

  • Personale/Generale, ovvero il numero di persone influenzate dall'alternativa posta dal tuo "E se...?". Nel primo caso, il/la protagonista, più amici e parenti con cui viene in contatto. Nel secondo, intere regioni, il mondo o tutto l'universo, in caso si vada a toccare una legge della fisica.
  • Possibile/Impossibile: la tua realtà alternativa descrive eventi che si sarebbero potuti realizzare, se le cose fossero andate diversamente? Allora rientra nel reame del possibile. Ti chiedi che cosa accadrebbe se di punto in bianco ogni metafora pronunciata si realizzasse all'istante nel suo senso letterale? Impossibile, per quanto ne sappiamo.
Puoi divertirti a identificare che tipo di ipotesi è alla base delle storie che hai letto e visto, come ad esempio l'assunto alla base di Sliding Doors  è personale e possibile, mentre quello che sostiene Flatlandia, che presenta un universo bidimensionale popolato di poligoni senzienti, è generale e impossibile.

A queste aggiungerei una terza variabile che riguarda il tempo, ovvero se la storia è ambientata o descrive le conseguenze di una differenza avvenuta nel passato, nel presente o nel futuro. Al primo tipo appartengono le ucronie o fantastorie, ovvero una versione alternativa degli eventi storici che conosciamo. La combinazione di un "E se...?" generale, possibile e futuro dà luogo a un racconto di fantascienza. A te riempire gli altri spazi della griglia con i generi letterari che conosci.

Ci sarebbe tanto altro da scrivere sullo spunto offerto da un "E se...?", ma mi auguro che questo schema sia sufficiente per darti una base di partenza con cui affrontare l'esercizio. Concludo questa brevissima riflessione con un consiglio, o un avvertimento, su un errore da cui non sono stata immune in passato, e che con l'esperienza sono diventata in grado di riconosce in romanzi e racconti altrui. Quindi, storie di scrittura (e lettura) vissuta.

Potrebbe venirti la tentazione, soprattutto se usi come materiale per il racconto una vicenda autobiografica, di descrivere una realtà alternativa in cui i tuoi desideri sono realizzati, o chi è colpevole di averti fatto un torto viene subito punito. Per quanto soddisfacente o terapeutica, questa tentazione porta a scrivere una pessima storia: nel primo caso manca il conflitto e tutto è facile e immediato; nel secondo caso, l'antagonista finisce con l'essere una macchietta inconsistente, perché come potresti essere abbastanza obiettivo da metterti nei suoi panni e capire le sue motivazioni se tutto ciò che ti preme è sfogare la tua rabbia e ridicolizzarlo?

Guardati dunque da queste Scilla e Cariddi, o esploratore dei mari d'inchiostro, e ora vai, alla ricerca della tua realtà irreale da riportare sulla carta o su uno schermo.

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