sabato 2 settembre 2017

Bucolico

Se quello di sabato scorso era il termine adatto per una storia fantascientifica di viaggi nel tempo, questo si presta benissimo a descrivere il paesaggio di un racconto fantasy.

Bucolico [bu-cò-li-co] agg., s. (pl.m. -ci, f. -che) 1 agg. Della poesia pastorale. 2. agg. fig. Idillico, arcadico. 3. s.m. Poeta che scrive opere di genere bucolico. 4. avv. Bucolicamente, in modo bucolico.

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Sono tante le immagini che mi sono passate per la mente pensando alla parola bucolico, o meglio, alla seconda definizione, che è quella che mi viene più spontaneo usare. Solo quando ho provato a immaginare chi stesse guardando quei paesaggi, e quando ho ricordato che esistono altre tre definizioni, che ho trovato l'ispirazione per il brano.


2° giorno di Pioggiafoglie, Locanda dell'unicorno sdraiato, Aurorandia

Oggi ho cantato quella canzone. Nonostante tutto, è ancora la mia preferita tra quelle che mi ha insegnato Taliesin.
Mi ricordo ancora la prima volta che l'ho sentita. Era sera, nella piazza della fontana di Lanarien. Ricordo come, al termine di un paio di ballate vivaci, la sua voce si è fatta lenta, morbida, nel descrivere la bucolica vallata di Sil-hoi, le sue morbide onde verdi adagiate ai piedi di azzurre montagne, i suoi torrenti dagli scrosci argentini come risate di bimbi, i suoi alberi dai frutti succosi e dolci, e le sue creature. Creature come me, minuscole e aggraziate figlie dell'aria con ali di farfalla, burberi o giocosi figli della terra dai volti di corteccia sotto cappelli a punta rossi o verdi.
Non avevo mai sentito parlare di altri come me, né da Taliesin, né da nessun altro.
Era l'inizio del mese di Soffiafiore, e fino al suo termine, ogni giorno, ho assillato Taliesin in ogni momento: mentre mangiava, mentre cantava, persino mentre dormiva.
Volevo andare nella valle di Sil-hoi. Volevo conoscere le altre fate.
E volevo che Taliesin mi accompagnasse da loro.
Alla fine del mese, esasperato dalla mia insistenza, Taliesin ha ceduto e mi ha confessato quello che non avrebbe mai voluto dirmi.
"Luna, mi dispiace. Io non posso accompagnarti a Sil-hoi. La poesia bucolica che ho declamato nella piazza di Lanarien è solo questo... solo una poesia, nient'altro. Ho inventato tutto. L'ho creata guardando un quadro che stava sulla bancarella di un rigattiere, prima di conoscerti. E dopo averti incontrata, ho aggiunto il resto."
Ora so che è solo un sogno che non potrò mai raggiungere, ma quella canzone rimane la mia preferita. E non mi importa che non esista la valle di Sil-hoi.
In qualche altro luogo, con un altro nome, deve esserci qualcuno come me. Per forza. E io lo troverò.
Non posso essere la sola fata che c'è al mondo, no?

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