sabato 5 agosto 2017

Umbratile

Questa parola ha tutta l'aria di essere antica e poetica. Perciò mi piace. La vedo bene in un romanzo storico, o se in una ambientazione moderna, pronunciata da un personaggio più vecchio di come appare.

Umbratile [um-brà-ti-le] agg. 1 Ricco di ombra, ombroso. 2 fig. Amante della solitudine, solitario; meno freq. scontroso.

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Una delle due definizioni è più interessante dell'altra, ma entrambe mi hanno ispirato nello scegliere i personaggi di questo brano. Non si può infatti pensare a ombra e solitudine, senza che venga in mente una determinata categoria fra le creature immaginarie. Non dirò apertamente che cosa sono Vanessa e Dimitri, ma forse ci sono abbastanza indizi nel brano da riuscire a indovinarlo.


Vanessa squadrò i vestitini disposti sul letto. Tutti neri, decorati da pizzi e ricami antichi. Così piccoli. Non li ricordava così piccoli.
Si chinò ad accarezzare il manico del parasole, e seppe, senza voltarsi, che suo padre la studiava dalla soglia.
Un palpito di nostalgia. "Te lo ricordi, vero?"
Non c'era bisogno di parole tra loro, non di quelle pronunciate. Vanessa annuì, soppesando tra le dita il parasole poco più lungo del suo avambraccio. Si chiese perché, poi si posò una mano sul ventre, e capì che era ovvio. Dimitri lo sapeva.
E aveva aspettato che Denis, il suo marito umano, fosse fuori casa prima di presentarle i vestiti di quand'era bambina. Perché voleva che sua nipote fosse vestita bene, come si faceva una volta, non come in questi folli tempi odierni.
Vanessa curvò un angolo delle labbra. – E se fosse un maschietto? – gli chiese. La sua voce suonava così strana quand'erano da soli. – Non puoi certo passargli i tuoi vecchi di secoli, papà.
Vanessa seppe di averlo fatto sorridere ancor prima di avvertire il divertimento nella sua voce: – Mi andrà bene qualunque cosa sia. Purché non sia umbratile e brontolone come lo eri tu da bambina, mia cara.
 – Davvero? Qualunque cosa? – Vanessa posò il parasole e si voltò: – E se fosse umano, lo...
Le parole le morirono tra le labbra quando scorse Amanda aggrappata a lui. Amanda, che non aveva mai avuto fortuna con i figli, e che nonostante tutto era rimasta a invecchiare accanto a un mostro.
– Allora conosci le regole, figlia mia. Nessuna eccezione. – Dimitri sfiorò il rubino rosso sangue incastonato nell'elsa del pugnale che portava alla cinta. – Un predatore non alleva una preda. Se non lo farai tu, lo farò io.
Se ne andò, lasciando Amanda sulla soglia della camera umbratile, rischiarata solo dalle lampade accese nell'altra stanza. Tutta la loro casa era oscurata, per difenderli dall'odiata luce del sole.
– Come hai potuto lasciare che lui... – mormorò Vanessa, la mano premuta sul ventre.
– Dio mi perdoni. Lo amo.

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