sabato 22 luglio 2017

Stamberga

Tra le tante parole che indicano lo stesso concetto (baracca, tugurio, catapecchia, spelonca, bicocca, topaia) stamberga mi sembra la meno spregiativa. E mi ricorda la parola stambecco. Questi i motivi strampalati per cui l'ho scelta!

Stamberga [stam-bèr-ga] s.f (pl. -ghe) Abitazione squallida, misera, inospitale.

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Ho costruito l'idea per il brano pensando a che motivo potessero avere due personaggi, che immaginavo uno maschile e uno femminile, per andare in una stamberga. Tra le varie possibilità (esplorazione, sfida, invito...) mi è venuta subito in mente la fuga. E da lì ho identificato i personaggi, e solo a metà brano mi sono resa conto di una somiglianza con quello di sabato scorso: oh no, un'altra sacerdotessa! Ma ormai era troppo tardi per cambiare idea.


La terza sera dall'imboscata, sulle Colline di Giada, Will mi condusse a una stamberga costruita con pietre piatte, priva di finestre e delle porte per chiudere i due varchi nelle pareti, ma con un tetto e un angolo adibito all'accensione del fuoco. Il ragazzino sembrava avere ripreso la voce che gli era mancata negli ultimi giorni.
– Eccoci qui, siamo arrivati! Qui puoi dormire al sicuro, te l'ho promesso, no, che ti portavo al sicuro? – Will batté la mano sulla parete esterna della casupola. – Possiamo restare qui qualche giorno prima di ripartire verso nord, lo so che non sembra, e che a confronto della tua vecchia casa a Laeverth è molto molto poco, ma questo posto è bellissimo, lo giuro! Era  il capanno di caccia dello zio Alvàr, ci sono venuto spesso qui, con lui e con mio papà...
Will tacque, chinò il capo e poco dopo tirò su col naso. Riuscivo a immaginare a cosa stesse pensando, ma non avevo parole di conforto per lui. Io stessa avevo perso tutto.
Guardai l'orlo della mia veste bianca, insudiciato da giorni di viaggio. La mia vecchia casa a Laeverth, aveva detto Will. Il Grande Tempio, l'ultimo posto dove mi fossi sentita felice e al sicuro.
– Sacerdotessa! – mi chiamò Will da dentro la stamberga. Il cielo della sera si stava oscurando e presto i demoni sarebbero usciti dalle loro tane. Quel luogo non era sicuro, ma non avevamo di meglio.
– Vieni a vedere, presto! Ho trovato un arco: ora ti posso difendere, vedrai, non dovremo più scappare...
– Will. Una freccia comune non può scalfire quelle creature – gli ricordai. Vidi il suo entusiasmo crollare come le mura di Laeverth il giorno dell'attacco, ma che avrei dovuto fare? Nessuna bugia pietosa da una sacerdotessa di Endera.
Sbirciai il falcetto dalla lama dorata che tenevo appeso alla cintura. Era stato solo uno strumento cerimoniale per la raccolta delle erbe, fino a tre giorni prima.
Il padre di Will mi aveva affidata a lui con il suo ultimo respiro, ma ormai non sapevo più chi di noi stesse proteggendo chi.

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