giovedì 8 giugno 2017

Scrivere a ritmo di musica

Fin da quando ho memoria, adoro scrivere (o inventare storie, prima di aver appreso l'arte di fissarle su carta). E adoro ascoltare la musica.

Eppure non avevo mai pensato di mettere queste due cose che amo assieme. Il massimo della vicinanza che concedevo loro consisteva nell'ascoltare ogni volta la stessa canzone prima di una sessione di revisione di un testo lungo, come ad esempio è un romanzo. Dovendo per forza spezzare il lavoro di rilettura nell'arco di più giorni, settimane o mesi, usavo questo piccolo stratagemma per trovare una sorta di continuità e rimettermi nello stato d'animo "giusto" a dispetto degli eventi della giornata. Lo stato d'animo che mi avrebbe consentito di mantenere uno stile coerente e fluido nonostante le necessarie interruzioni.

Ma ascoltare musica mentre scrivo? Non ci avevo mai pensato.

Almeno finché non ho scoperto autori che lo facevano, citando pure i brani che li avevano ispirati nei ringraziamenti. Finché non ho scoperto scrittori che creano addirittura le proprie playlist, le sequenze musicali più adatte a far da sottofondo ai vari passaggi delle loro storie. E finché non sono stata spronata a provarci, prima nel corso di un laboratorio di scrittura creativa, poi con gli esercizi della Virtual Writing Academy di Max Kirin.

Cosa cambia nello scrivere ascoltando musica?

La prosa, al pari della poesia, ha già di per sé un suo ritmo. Le parole forniscono gli accenti. Lunghissime, oppure brevi, insegnano quanto tenere una nota. La punteggiatura offre pause più... o meno lunghe, ma non solo. Hai mai notato come basta una domanda per creare una sequenza ascendente? Per poi concludere, proprio come in musica, sulle note gravi di un punto fermo.

Quando scrivi, tu segui il tuo particolarissimo ritmo. Io, il mio. Ma quando c'è di mezzo la musica... senza volerlo, batti il piede a tempo, la testa ondeggia e le tue frasi si adeguano. Finisci per esserne influenzato, senza nemmeno rendertene conto. E questo è il motivo per cui quella canzone che legava ogni sessione di editing l'ascoltavo prima, e non durante: per non contaminare il mio stile con uno che mi fosse estraneo.

Mi ci è voluto del tempo per capire che non è necessariamente un male. Che può essere bello provare sonorità nuove, sperimentare, giocare con il ritmo della propria scrittura. E che, con o senza musica, mentre scrivi non sei in una bolla, che il suono c'è sempre, e ti circonda, e ti influenza. Che il tuo ritmo non è comunque tuo, e allo stesso tempo lo è, perché qualunque cosa tu stia ascoltando, che sia una canzone, le voci dei vicini, o come nel mio caso mentre scrivo queste righe, cinguettii e cicale, verrà in ogni caso filtrato da te, dalla tua sensibilità, che sarà diversa da quella di chiunque altro al mondo.

Perciò scrivi, con o senza musica. Semplicemente, scrivi.


E se vorrai farmi sapere cosa ne pensi, o con quale sottofondo ti dedichi alle tue storie, che ne dici di lasciarmi un commento? Il discorso vale anche se hai preferenze durante la lettura!

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