(incipit in corsivo di Giusi Marchetta)
“Credo nelle persone buone e nelle cose
che so fare. E credo che tu sia la più buona che conosco e più brava di me a
fare praticamente tutto. Per questo ho fatto tutto quello che ho fatto e mi
sono precipitato qui. Perchè penso, anzi, perchè sono sicuro, che dovremmo
farlo. Sono sicuro che dovresti infilarti questo anello e dire sì davanti al
primo prete che incontriamo o al sindaco, perché so dove abita e non sarebbe un
problema. Solo sì. Sono sicuro che dovresti fare quest’unica, semplice cosa.
Perché ne ho bisogno, perché ti amo. E perché sapresti farla benissimo.”
Siamo in un
bellissimo giardino, il luogo più incantevole del mondo. Io sono seduta su una
panchina in riva al lago, lui è in ginocchio di fronte a me. Ha appena
attraversato mezzo paese per risolvere la disputa con la mia famiglia e
spiegare tutti i malintesi imbarazzanti sorti da un equivoco. E ora è qui, in
ginocchio di fronte a me, con un anello in una scatolina di velluto blu, e mi rivolge
le parole che ogni donna vorrebbe sentirsi dire.
Peccato che
gli alberi siano di cartone e il lago uno sfondo disegnato. Peccato che tutto
questo sia per finta. Peccato che lui non sappia quanto vorrei che la sua non
fosse solo una battuta del copione. Ma non importa, come ogni sera mi alzo dalla
panchina, gli sorrido dolcemente e lo dico.
“Sì” pronuncio.
La voce che mi trema per l’emozione è reale. Non è per finta, non per me. “Sì,
oh, sì!” ripeto mentre lui m’infila l’anello al dito e mi trascina in un
abbraccio travolgente prima che cali il sipario sull’ultimo atto, si spengano
le luci di scena, e il pubblico in sala inizi ad applaudire.
Tutte le sere lo dico, e tutte le
sere attendo la sua risposta. C’è quell’attimo di esitazione, da parte sua, che
lascia il pubblico e me col fiato sospeso. Qualche volta, anzi, sempre, temo
che lei possa uscire dal personaggio e dirmi no, come farebbe se tutto questo
fosse reale e non per finta. Ma lei è una professionista, e quando si alza
dalla panchina la sua risposta è sempre un “sì” impeccabile, emozionato. Come
da copione.
Ogni sera
le infilo l’anello al dito e mi chiedo se avrò mai il coraggio di parlarle
fuori dal teatro, lontano da prove e spettacoli. Perché sarà pure una battuta
del mio personaggio, ma quello che le dico sul palco io lo penso davvero. Lei è
davvero la persona più buona che io conosca, più brava di me a fare
praticamente tutto. Io davvero la amo. Non è per finta per me, e mi piace
illudermi di dichiararmi a lei ogni sera, e di ricevere sempre un sì come
risposta.
Mi metto in
piedi, l’abbraccio e sento che si stringe a me. In quegli istanti vorrei
fermare il tempo, ma lui puntuale arriva. Quel dannato sipario cala sempre
troppo rapidamente e cancella l’illusione.
Un giorno,
forse, troverò il coraggio.
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