sabato 28 gennaio 2017

Oniromanzia

Come per le fobie, anche le parole composte con -manzia, ovvero divinazione, sono innumerevoli. In caso si legga o si scriva una storia che riguarda una predizione, è utile conoscere almeno le più comuni. Questa tra tutte è la più nota.

Oniromanzia [o-ni-ro-man-zì-a] s.f. Tecnica di divinazione basata sull'interpretazione dei sogni.

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.
 

Quando ho scelto questa parola già sapevo di avere da qualche parte, nei miei appunti, un tempio in cui i miei personaggi si recano per ricevere aiuto in sogno, un po' come avveniva nell'antica Grecia. Ero pronta a descrivere immagini oniriche altamente simboliche, come una foresta in fiamme con il fuoco che la ricrea invece di bruciarla, un uomo che incatena un secchio alle braccia della sognatrice e cerca di convincerla a spegnere le fiamme... ma ho cancellato tutto in favore di un'idea più interessante.


Sbuffo, sdraiata nel buio del recinto sacro. Liri e le sue idee sull'Oniromanzia.
– Vai al tempio di Dorania! – mi aveva detto prima di partire in gran segreto, alla ricerca di chissà che cosa, seguendo il miraggio promesso da un sogno. – Lì sapranno risolvere tutti i tuoi problemi.
Io non ci credo, naturalmente. Non ci ho mai creduto. Ma qui la faccenda dei sogni viene presa piuttosto seriamente.
Dopo averne parlato col saggio, un vecchio cieco e bendato (ma a che serve la benda, se già non ci vede?), due ancelle del tempio mi avevano portato a fare un bagno (abluzioni sacre, le chiamano), dato una tunica leggerissima e tenuto per più di un'ora a recitare una lunga litania inginocchiate sulla roccia di fronte a una statua. Infine mi avevano abbandonata qui, tra una mezza dozzina di altri corpi, a cercare a tentoni, al buio, il mio spazio sul pavimento di pietra ricoperto di paglia.
Li sento russare. Uno dev'essere un uomo, ronfa così profondamente che quasi non distinguo il respiro degli altri. Una donna mugola, e un ragazzo giovane bofonchia nel sonno qualcosa che riguarda il suo cane, o il suo pane.
Mi giro dall'altra parte e mi tappo le orecchie con le mani. Dormire qui è ancora più difficile che altrove. La paglia mi punge la pelle attraverso la tunica di cotone. Del pavimento di pietra poi non ne parliamo, non sono certo una principessa, ma non sono mai stata più scomoda in tutta la mia vita.
La donna che prima mugolava caccia un urlo nel sonno. L'uomo che russa finalmente s'interrompe, forse s'è svegliato. Quanto a me, non dormivo, e già so che è tutto inutile, non dormirò.
Mi alzo in piedi, scavalco un paio di corpi e con le mani tese in avanti m'infilo nel corridoio e salgo le scale. Oltre la porta c'è la luce del tempio, alcuni sacerdoti, e il vecchio bendato.
– Oniromanzia un corno – borbotto. – Quante volte ve lo devo dire che il mio problema è che soffro d'insonnia?

Nessun commento:

Posta un commento