sabato 17 dicembre 2016

Gibigiana

Finora ho scelto parole che, seppure inconsuete e usate di rado anche da me, avevo comunque già sentito o letto in un contesto. Oggi invece ho preso spunto da una parola che non mi era nota, e che non ho mai visto usare in una frase. Un sentito grazie a Giulia per avermela fatta conoscere.

Gibigiana [gi-bi-già-na] o gibigianna s.f. region. Lampo di luce riflessa su una superficie da uno specchio, dall'acqua ecc.

Immagine liberamente disponibile su Pexels sotto licenza Creative Commons Zero.


Leggerne il significato su un dizionario (in quello che ho a casa si faceva riferimento a una superficie di vetro), mi ha fatto venire in mente la descrizione di un paesaggio. Uno che fosse splendente, magico, unico. Benvenuto nel mondo di Oltreconfine.


La prima volta che vidi la città di Laeverth fu da lontano, oltre la lunga pianura, e la gibigiana del sole sulle sue torri mi ferì gli occhi. Piansi, perché mi ricordava il riflesso mutevole sui torrenti che scorrevano vicino a Escalona, e il gioco crudele dei miei compagni di sangue puro, che a differenza di me fin da bambini sapevano plasmare con la magia giochi di luce, lampi e illusioni, e non esitavano a mostrarmeli.
Ma Laeverth dalle bianche torri intarsiate di vetrate scintillanti come pietre preziose, dalle cupole rivestite d'oro, dalle eleganti statue di candido marmo che ornavano ogni palazzo non era stata edificata con la magia. Era opera dell'ingegno e delle mani dell'uomo, costruita con il tempo e con il sudore, e per questo era ai miei occhi ancora più preziosa. Cosa potevano saperne gli elfi della bellezza conquistata con la fatica, loro che ottenevano tutto con un semplice schiocco di dita?
Non mi stupì scoprire che gli esseri umani la chiamavano la città di cristallo, la meraviglia del mondo.
Sono passati anni da allora.
Adesso le vetrate infrante e sepolte nella polvere non rimandano più alcuna gibigiana ai raggi del sole, le torri crollate ostruiscono le strade, le cupole si sono spogliate dell'oro e le statue giacciono a terra, monche e sfregiate. Io sono l'ultimo abitante di una città morta, e mi nascondo dai demoni che vagano nella notte.
Potrei andarmene; ma rimango, perché ho fatto una promessa all'ultima regina di Laeverth.
Io sono Jossintaur degli Erranti, il Custode del Cristallo Spezzato.

Nessun commento:

Posta un commento