lunedì 7 novembre 2016

Blu su bianco

...ovvero otto racconti in otto settimane. Anzi meno, dato che il tempo per scriverli andava da mercoledì a domenica. Quel concorso è stato tra le mie prime esperienze di questo genere: raramente prima avevo dovuto cimentarmi con uno spunto fornito da qualcun altro, con così pochi giorni a disposizione.

Il concorso funzionava così: ogni mercoledì veniva pubblicato un titolo/tema e un incipit, che stampavo la mattina prima di uscire di casa per avere tutto il tempo di rifletterci.  
Il primo incipit, di Giusi Marchetta, è questo:

Sentirsi

La sua camicia è una macchia bianca sul letto. Lei la ignora: infila nel cassetto la biancheria pulita, mette la borsa nuova sul ripiano più alto dell’armadio, apre la finestra e cambia aria alla stanza. Va a sedersi davanti allo specchio. E’ bella, oggi; sembra quasi che il trucco di ieri sera le sia rimasto addosso. Ora può girarsi, raggiungere il letto. Prima sfiora il colletto e accarezza le maniche, poi se la preme sul naso, sulla bocca. Sorride: che stupida. Va all’armadio e cerca una stampella libera. Si sforza di non guardare il telefono anche se è lì, sul comodino.
(Prosegui a leggere il racconto.)

Il mercoledì lo dedicavo all'analisi del testo e a buttar giù su carta le prime idee. Da giovedì iniziavo effettivamente a scrivere il racconto. A penna, sulla carta: la prima stesura per me è così e non c'è tastiera che possa sostituire quell'approccio. Solo nel fine settimana trascrivevo al computer e rifinivo il testo, che inviavo domenica. I due giorni successivi passavano nell'attesa di scoprire se il mio racconto sarebbe stato scelto tra i finalisti.
E mercoledì tutto ricominciava.

Giovedì ti svelerò il metodo con cui ho affrontato l'impresa. A presto!

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